Se è vero che “il
cambiamento cammina sulle gambe dei giovani”, perché ci levate le scarpe?
Pensate che così facendo si rinforzi la nostra pianta del piede e formiate
uomini e donne migliori?
Chissà, forse una
corazza ci renderebbe più forti davanti alle sfide della vita, o forse solo più
ostili o indifferenti, in sostanza, peggiori.
L’arricchimento culturale generato da
uno spazio di confronto, nel XXI secolo, può ancora essere oggetto di dibattito
sulla differenziazione noi-loro invece che un processo naturale e spontaneo in
cui le diverse parti si incontrano?
Questioni altisonanti nelle aule universitarie sono la
collaborazione, la partecipazione, il rispetto e l’incontro tra culture, poste
in essere solo sulla base della multilateralità. Questo fondamentale assunto
vale solo nell’argomentazione di questioni
collegate a contesti internazionali o dovrebbe essere un imperativo
anche per la crescita della cultura accademica?
Affrontando il tema che riguarda i tumulti, le rivolte e le
ribellioni giovanili, ci avete fatto capire che il fulcro del malcontento sia l’incapacità
del sistema di canalizzare in modo efficace e costruttivo i sentimenti, le
idee, i bisogni, le preoccupazioni e le aspettative degli stessi giovani che si
trovano quindi a doverli esprimere con altri mezzi che, in assenza di guide,
considerazione e alternative, possono, in alcuni casi, sfociare in violenza.
Senza confronto non ci si conosce, senza conoscersi ci si scontra.
Durante una lezione, un Professore ci disse che non è un buon
maestro colui che diffonde le proprie conoscenze, il proprio sapere, ma colui
in grado di trasmettere passione ed interesse affinché i suoi allievi si
muovano alla ricerca delle proprie risposte.
Non stiamo mettendo in discussione quello che voi fate per
noi, anzi, ci chiediamo cosa noi facciamo per noi. Ciò che noi vogliamo fare
per noi è chiedervi la dimostrazione di quanto effettivamente abbiate a cuore
il futuro della nostra società, non riservandoci il mero ruolo di spettatori o
ricettori in attesa che da soli si sia in grado di sviluppare le nostre
capacità critiche.
Rendeteci partecipi, metteteci alla prova, dateci fiducia,
non trattandoci da agenti passivi, inattivi, umiliando la nostra
predisposizione al confronto e il nostro desiderio di crescita professionale.
Dopotutto, la qualità del nostro contributo all’umanità sarà in gran parte
frutto del vostro lavoro.
Claudia Enas
Maria Claudia Fornito